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Cisternino, borgo della Puglia considerato tra i più affascinanti d’Italia, ha nella gastronomia, oltre che nell’architettura così particolare, il suo fiore all’occhiello. La leggenda vuole che Cisternino tragga la sua denominazione dal mitico fondatore eponimo chiamato Sturnoi, compagno di Diomede. Sturnoi, dopo aver partecipato alla Lega Messapica contro Taranto, divenne centro Romano e si chiamò Sturninum e probabilmente fu distrutto nel 216 a. C., durante le scorrerie di Annibale in Puglia, a causa delle invasioni barbariche.
Si tratta di una piccola località, adagiata su una collinetta verdeggiante, attorniata da una fertilissima campagna, affinata dalle tipiche costruzioni dei trulli. In particolare, suggestiva in questo borgo è l’osmosi tra spazi interni ed esterni, tra case, vicoli e cortili, frutto di soluzioni architettoniche dettate da ragioni pratiche, da un senso della comunanza e del vicinato. E’ un classico esempio di “architettura spontanea“, dove non ci sono architetti che seguono un piano prestabilito ma rapporti umani da tessere, tra le case imbiancate a calce e i vicoli stretti, tra i cortili ciechi e le scalette esterne, tra gli archi e i balconi fioriti: spazi dove ci si può “affacciare”, dove si crea aggregazione; spazi condivisi, insieme pubblici e privati. Spazi dei quali si continuano ad innamorare tanti illustri personaggi del mondo dello spettacolo e dell’industria.
Così, nelle campagne tra Cisternino e Ostuni, è facile incontrare vip in cerca di trulli e masserie da acquistare. L’anno scorso comprò casa Raz Degan, mentre, più recentemente, sono stati avvistati Vittorio Cecchi Gori e Valeria Marini, a caccia di consona residenza. Fra gli habitué della zona ci sono anche Franco Tatò e Sonia Raule, Serena Dandini. Per questi danarosi ospiti, il tocco di classe spesso è rappresentato dal bagno himalayano basato sui principi dell’ayurveda, tanto amato da Naomi Campbell.
Nel silenzio irreale dei pomeriggi estivi, quando il borgo, prima dell’animazione serale, si abbandona al demone meridiano dell’accidia, è bello passeggiare sulle chianche (la tipica pavimentazione in pietra), nel gioco di luci e ombre che scaturisce dalle viuzze strette, dagli archi, dai sottopassi. E qui scoprire i piccoli ristoranti che servono carne di prima scelta, formaggi prelibati: il cacioricotta su tutti), olio extravergine di oliva, vino Doc e salumi (ottimo, tra gli altri, è il capocollo). O i cosiddetti “fornelli”, ovvero le macellerie con annesso forno, rigorosamente a legna e saletta per degustare, comodamente seduti, la carne, magari accompagnandola con un buon bicchiere di vino. E' possibile gustare le famose bombette, i saporitissimi gnumeredd (i tipici involtini ripieni), vari tipi di salsiccia e altri tipi di carne, come l’agnello, il capretto e l’asino.
Un luogo in cui tempo e spazio si dilatano per lasciare posto alla celebrazione dell’antico rito del convivio.
Sotto le volte in pietra di una torre, legno, ferro e calce diventano il guscio che custodisce la buona tavola e il buon vino.
I formaggi e salumi sono proposti in grande assortimento nei taglieri del gusto, sempre accompagnati da delicati accostamenti di confetture o miele. Inoltre, fedele alla tradizione, potete assaggiare come primo piatto le famose orecchiette al sugo di pomodoro o al ragù.
Oltre alla parte gastronomica, ci sono anche costruzioni interessanti da visitare. Meritano una sosta, infatti, il Palazzo vescovile costruito nel 1560, con facciata in stile tardo-rinascimentale su cui si notano gli stemmi del vescovo-barone; e la torre di Porta grande o Normanno-Sveva, sede della manifestazione Degustazioni in Torre. Di epoca medievale, alta 17 metri, questa torre costituiva l’ingresso principale della città e, come molte volte in passato, di recente è stata oggetto di un riammodernamento.